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The Finals innova e propone un multiplayer originale e divertente - Recensione

30 dicembre 2023

L'annoso problema delle grandi produzioni è che non si prendono rischi! Limitando il campo di analisi ai soli FPS PvP, è evidente a chiunque quanto ogni Call of Duty sia identico al suo predecessore, di quanto Halo Infinite abbia dovuto "classicizzare" il suo gameplay per farlo assomigliare a quello amato dai puristi della saga, o di quanto Battlefield 2042 abbia fallito a reiterare le stesse meccaniche dei suoi predecessori. Se da un lato la colpa è dei giocatori che sono spesso riluttanti ad accettare i cambiamenti, dall'altro c'è la volontà degli sviluppatori di seguire strade già battute e dar voce al portafogli a discapito di nuove buone idee. Spesso queste arrivano da personalità a cui vengono tarpate le ali della creatività, e che spesso vediamo chiudere i rapporti con gli studios per crearne uno da zero. In questa industria le novità le portano i piccoli sviluppatori - i veri "indie", quelli della definizione corretta e non della stampa specializzata americana - che hanno sulle spalle il vero peso dell'insuccesso: se sbagliano, chiudono tutto. Eppure per emergere sono costretti a metterci qualcosa di nuovo, insegnando ai grandi che c'è sempre un vuoto che non solo va colmato, ma può esserlo in tanti modi diversi.

Tra i grandi sono veramente poche le personalità che hanno il coraggio e le idee per fare una cosa del genere. Per citarne un paio basti pensare a Vince Zampella che si è liberato di Activision per poter dar vita Titanfall; oppure a Kojima che ha dovuto divorziare dal tossico matrimonio con Konami per creare Death Streanding. Quella che vi racconto oggi sembra poter essere l'inizio di una nuova storia tra queste, di personalità con una visione differente che usa i soldi dei grandi per dar vita a idee dal cuore indie. Una storia che ha inizio con la fuga di un gruppo di veterani di DICE, lo sviluppatore di Battlefield e Mirror's Edge (non ve li cito entrambi a caso), che hanno messo in piedi Embark Studio e sviluppato The Finals. Il gioco che vi recensisco nei prossimi paragrafi mi è parso come una piccola gomitata sul fianco dell'industria, abbastanza forte per destarla e rimetterla sull'attenti; e che possa suggerire ai "grandi e rinomati nomi del settore" che esistono ancora percorsi alternativi da esplorare, e che magari si possono finalmente svecchiare quelle grandi e iconiche IP e lavar via quel piattume che finisce per accontentare e niente più. Insomma, finalmente qualcosa di nuovo!

E comunque non è che The Finals porti una grandissima rivoluzione. Anzi: fa poco. Quel che è bastato è stato cambiare la struttura di una partita dosando l'azione in modo sapiente per risultare coinvolgente e originale, riuscendo comunque ad allontanarsi dalla classica proposta che ha saturato il mercato. Di certo è stato sufficiente per farci respirare una bella boccata di aria fresca a noi videogiocatori amanti della competizione ma orfani di campi di battaglia originali e stimolanti.

A questo punto avrete capito che The Finals mi è piaciuto e mi ha convinto. Ma vi anticipo anche che non è perfetto e non da sufficienti garanzie. Per giochi del genere il supporto è tutto, e fino a oggi il team si è limitato a dire semplicemente che "lo supporteranno", senza dirci come. La giustificazione a tanto mistero è stata la volontà di essere il più onesti possibile e non fare promesse che non sono sicuri di poter mantenere. Apprezzabile, certo. Ma stiamo comunque parlando di un videogioco che sta guardando in una sola direzione, con una sola modalità rilevante, e abbiamo vissuto troppi giochi che hanno scosso il mercato allo stesso modo per poi scomparire, anche abbastanza velocemente, prima di chiudere i battenti.

Intanto sappiamo quali sono le loro priorità. The Finals è nato per le competizioni professionistiche. Questo è chiaro perché è stato dichiarato da chi il gioco lo ha fatto, ma anche perché diventa palese dopo appena un paio di partite. Lo si sente dai toni, dalla scimmiottata simulazione di una realtà in cui sei consapevole di competere per un titolo, dalla mancanza del sangue o della forma più cruenta di violenza. Inoltre è un titolo destinato a tutti: giocatori più giovani e scattanti e anche ai videogiocatori più saggi; a quelli che sentono il fuoco della competizione e anche a chi vuole buttarsi sul divano e divertirsi con un paio di amici in cuffia. Inoltre stiamo parlando di un free-t-paly che chiunque può scaricare in poco tempo sua si PC che su console (al momento sono meno di 15 GB da scaricare, il ché è raro di questi tempi). Insomma un'esperienza fruibile nell'immediato in tutti i sensi.

L'offerta al momento è al quanto scarna in termini di quantità: ci sono quattro mappe, due modalità di gioco, più le partite classificate. Alla base di tutto c`è il solo mantra "elimina gli avversari, conquista il denaro e difendi il bottino per incassarlo". Tra una modalità e l'altra cambia veramente poco se non il possibile approccio allo scontro da parte del team, composto sempre e soltanto da tre giocatori che possono optare tra classi leggera, media e pesate. La vera differenza la fa la distruttibilità ambientale, talmente profonda da poter essere tranquillamente eletta come la proposta più completa nella storia dei videogiochi. Il terreno di scontro muta costantemente a suon' di esplosioni, e costringe i giocatori a elaborare nuove tattiche per portare a casa la vittoria. La distruttibilità arricchisce il gameplay in diversi modi, che si fa forte di un motore fisico che concede ai giocatori una libertà creativa (o meglio distruttiva) senza precedenti nel genere.

Ogni partita è effettivamente un'esperienza potenzialmente unica. Le variabili che entrano in gioco sono molteplici, incluse quelle previste dai cosiddetti Eventi di Gioco. Si tratta di modificatori che si attivano randomicamente a un certo punto della partita, come piogge di meteoriti, laser orbitali, modificatori gravitazionali, e così via. Ci sono addirittura casi in cui ci siamo ritrovati a giocare una partita in una mappa di gioco che non è ancora stata completamente ricostruita. Poi ci sono le condizioni atmosferiche e l'alternarsi tra il giorno e la notte che contribuiscono a dar vita scenari che non lasciano quella sensazione di già visto che annoia.

Le Regole del Gioco
Tre giocatori per squadra. La formazione può essere liberamente composta dalle classi: Pesante, Medio e Leggero. Le tre classi hanno un totale di HP e velocità di movimento differenti. I Pesanti possono equipaggiare lanciarazzi, lanciafiamme, scudo energetico, un martello massiccio o una foam gun che consente di creare muri e coperture improvvisate. I Medi si configurano come ruolo di supporto, offrendo la possibilità di equipaggiare un raggio curativo, torrette automatiche, sistemi di carrucole, piattaforme di salto e defibrillatori per rianimazioni rapide. La classe Leggera si specializza nella traversata con il rampino, in vari gadget di invisibilità e armi dal grosso danno sulla corta distanza.

In partita potete trovarvi contro fino ad altre tre squadre con il vostro stesso obiettivo: mettere al sicuro più denaro possibile. In alcune modalità il rientro è limitato, e ha il costo di un gettone. In  altre tornate in vita tutte le volte che volete senza dover attendere che un compagno vi rianimi, impostando l'esperienza più sul classico deathmatch/conquista. Se tutto il team viene abbattuto, il timer del respawn si resetta, e rientrerete tutti assieme allo scadere del tempo.

Se non collabori, non vinci.

La parte più succulenta del pacchetto è sicuramente quella dei tornei classificati in cui, oltre al titolo e all'immensa soddisfazione di arrivare primi dopo aver costruito la vittoria in quattro round e sui resti di altre quindici squadre sconfitte, scoprirete la vera natura e potenziale di questo titolo. Per accedere alla modalità classificata è pero necessario accumulare molta esperienza in gioco, e partecipare ad almeno una cinquantina di partite normali: giusto per farvi le ossa. La classificazione è basata sulla tipica struttura a medaglie e livelli: partiamo dunque dal livello più basso del metallo meno raro e scaliamo la classifica affrontando avversari con un posizionamento simile al nostro.

La mia esperienza

All'inizio ci metti un po' a prendere la mano a causa dell'enorme quantità di cose che puoi fare per piegare l'ambiente a tuo vantaggio. Per fortuna la stessa cosa non vale per il movement e il combat system, che risultano semplici e intuitivi non appena suona il fischio di inizio. Stile e gameplay sembrano il perfetto punto di incontro con i due titoli nel sangue di chi ha partorito il progetto: Mirror's Edge e Battlefield. Da questi sembrano aver ereditato spirito e non solo. Il risultato è un'estrema familiarità con comandi e gunplay - o forse sono io che vedo Battlefield anche dove non c'è. L'atmosfera che si respira è sempre quella di una finale di coppa del mondo, con il pubblico sopraelevato che circonda l'intero perimetro dell'arena.

Quando prendi confidenza con la fragile verticalità delle mappe, inizia il vero divertimento. Partita dopo partita i loadout delle squadre hanno incominciato a essere scelti con un criterio logico, alla ricerca della perfetta sinergia tra abilità, caratteristiche delle classi e dei gadget in modo da poter costruire il miglior attacco possibile o la più risoluta difesa della prima posizione. Qualsiasi situazione di gioco diventa lo spunto per fare qualcosa di creativo e divertente: è incredibilmente soddisfacente interrompere il tentativo di una squadra nemica di rubare l'obiettivo facendo crollare il pavimento sotto i loro piedi, e magari farli precipitare al piano inferiore tappezzato di mine a gas; oppure coordinare un assalto a un obiettivo sopraelevato lanciandosi con una pedana per piombare sulla testa del nemico cogliendolo di sorpresa. Spesso è stato necessario ragionare velocemente e mettere una pezza a una strategia fallace negli ultimi dieci secondi di partita, e a prescindere dal risultato, quei piccoli momenti adrenalinici valgono il pieno prezzo del biglietto.

Per amor della sportività, gli sviluppatori non hanno previsto una comunicazione diretta tra i giocatori, limitando così qualsiasi atteggiamento tossico. In questo modo, però, è stata penalizzata la collaborazione tra giocatori matchati dal sistema che devono avvalersi del limitato sistema di pin o dell'altrettanto inefficiente text-to-speech. Se non giocate con amici in cuffia, le voci che sentirete di più saranno praticamente quelle dei cronisti che, bisogna dire, riescono a commentare con una buona varietà di battute circostanziali, avvolte sorprendentemente precise.

Almeno qui, le skin non vanno in meta...

Ogni classe dispone delle proprie armi, abilità e gadget distintivi. La quantità di armamenti è bilanciata e non prevede un sistema di personalizzazione con attachment o moduli che possa compromettere l'equilibrio, come avviene in Call of Duty. Mentre le abilità sostengono la struttura di una formazione, i gadget rimangono al centro delle strategie di gioco, essenziali per mettere gli avversari sotto scacco e assicurare il controllo di posizioni chiave. La varietà di gadget è già notevole, ma vien naturale immaginarsi l'introduzione di nuove opzioni in futuro. Per sbloccarli, i giocatori devono accumulare una moneta di scambio ottenuta come ricompensa per le partite completate e in base al punteggio finale. Ottenere tutti i gadget di una classe richiede tempo, offrendo ai giocatori l'opportunità di approfondire l'uso di ciascun nuovo gadget uno alla volta. Questo sistema si dimostra efficace dal punto di vista educativo: sblocchi un nuovo gadget, lo sperimenti perché è nuovo, impari a utilizzarlo correttamente e gradualmente lo integri nella tua strategia di gioco.

Fuori dall'ambito competitivo, il gioco offre un intrigante sistema di personalizzazione che consente di modificare l'aspetto del proprio personaggio, permettendo ai giocatori di scegliere tra set completi o singoli indumenti e accessori. Questo sistema è supportato da un negozio (è incredibile che io stia includendo questa considerazione nella recensione, ma i tempi sono quelli che sono) con prezzi che sembrano adeguati ed equi. Vale la pena sottolineare che qualsiasi elemento soggetto a microtransazioni è puramente estetico. È importante precisare che gli elementi cosmetici non influenzano la hit-box né la percezione del colpibile di un avversario: indipendentemente da cosa indossi, il gunfight non ne risente.

Il gioco include anche un Battle Pass di cento livelli, caratterizzato da estetiche piuttosto semplici e comuni, ad eccezione di alcuni livelli intermedi (i multipli di 10) che offrono ricompense più rare e desiderabili. La progressione si rivela piuttosto lenta, e richiede un considerevole accumulo di XP per completare la stagione entro il termine. Purtroppo, i crediti forniti come ricompensa non sono sufficienti per coprire completamente l'acquisto della stagione successiva.

Note

A preoccuparci al momento c'è anche la minaccia delle prime comparse di cheater - la mamma dei cretini è sempre incinta e quindi escono sui giochi nuovi come funghi e dalle fottute parti - Embark Studios merita fiducia e speranza degli appassionati del genere. Tanto se vai dagli altri, trovi di peggio e ti diverti di meno...

Conclusioni

The Finals mette in scena una competizione PvP che si può tranquillamente incoronare come la migliore di tutto il 2023; non solo per un gameplay che funziona e diverte, ma anche per una serie di implementazioni che spingono finalmente il genere verso nuovi paradigmi. Anche dove si ispira a modalità di gioco e a dinamiche familiari, Embark ha destrutturato e ricostruito l'offerta con successo, confezionando un prodotto unico. La distruttibilità e la verticalità delle mappe sono le vere protagoniste, contornate da una direzione artistica e una struttura di gioco che funzionano alla perfezione nel contesto moderno. Nonostante alcuni dubbi sul supporto futuro e sulla durata di questo slancio che profuma di novo, non possiamo che dirci pienamente soddisfatti di quanto giocato finora.

9.0

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