Neversong copertina con titolo

16 luglio 2020

Neversong: l'inquietante piccolo divertente breve gioco di Atmos Games

E’ difficile dire se Neversong è per tutti, un gioco da un fascino particolare, misterioso, affascinante e cupo così come pochi. Quello in cui il gioco riesce è far pensare il giocatore che, se nel mood giusto, viene risucchiato da un vortice di sensazioni, una tempesta emotiva che lo tiene incollato allo schermo fino alla fine di questa breve avventura. Ma Neversong non è solo questo: è anche un’esperienza ludica che, anche se tutt’altro che originale e innovativa, è quantomeno ben riuscita e garantisce al giocatore quell’esperienza appena necessaria per finirlo e lasciarsi andare ad un “beh, bello”.

 


Si tratta di un adventure platform bidimensionale sviluppato dalla collaborazione tra Serenity Forge e Atmos Games, che vede solo oggi la luce su Xbox One e PS4 dopo essere stato già ben accolto su Steam a metà dello scorso maggio. Il titolo era conosciuto come “Once Upon a Coma” (trad. C’era una volta il coma), durante il periodo di sviluppo, cambiato poi in Neversong, decisamente più elegante. In questa avventura ci caleremo nei panni del giovane Peet all’interno di una sorta di realtà onirica creata dalla sua testa durante il coma. 


Sì, coma. Questo giochino che, a prima vista potrà essere bollato come banale, tratta un argomento delicato che sicuramente riesce a toccare le corde giuste a chi ne ha, purtroppo, più familiarità. E’ proprio all’inizio che l’autore del titolo ha voluto quasi dedicare l’avventura di Peet a chi conosce questa realtà da vicino, ricordando al giocatore che “non è solo”.

Neversong dottor sorriso

Cupo e commovente 

 

  • Neversong DrSmile

Peet è un giovane orfano del villaggio di Red Wind che ha visto la sua amica, Wren, essere rapita dal terrificante Dottor Smile: non un medico o un genio del male, ma un’oscura figura col volto pallido e uno stetoscopio al collo. Vedere Wren tra le grinfie di quella creatura è stato un colpo troppo grosso da reggere per il nostro protagonista, che collassa in uno stato comatoso. Quello che vivremo da questo momento in poi sarà ciò che la mente del povero ragazzo partorirà dopo quel trauma. Nella sua testa Peet è decisamente più impavido e forte di quanto evidentemente non si sentiva nella vita reale e, grazie a questo vigore, si sente in grado di investigare sull’accaduto e arrivare fino in fondo alla faccenda, con la speranza di ritrovare e riabbracciare la sua amica. 

 

Questo gioco è breve, ma non per questo non riuscirà ad intrattenervi e a lasciarvi un’esperienza degna di essere ricordata. A primo impatto, sicuramente, lo stile grafico vi incuriosirà così come lo faranno le ambientazioni. Le forme, i paesaggi e i colori scelti per dar vita a questo strano mondo onirico sono angoscianti così come la sua trama, ma nascondono un fascino quasi ipnotico che mi ha spinto a continuare, tenendo sempre alto il mio interesse e la mia curiosità di scoprire cosa si nasconde nella successiva area di gioco. 

Neversong screenshot combattimento

Un Gameplay sufficiente, divertente ma povero

Per quanto riguarda il gameplay tutta la produzione non fa leva su delle meccaniche complesse, anzi. Si parla di risolvere dei piccoli indovinelli o puzzle per ottenere un determinato oggetto che dà accesso al prossimo rompicapo. Per quanto riguarda il combattimento ci troviamo tutt’altro che vicini ad un sistema ambizioso, ma è comprensibile. Il titolo decisamente non è in grado di offrire una sfida a chi preferisce metterci impegno. Ma non vogliamo vederla così. No, perchè con un tema trattato così delicato, sicuramente la produzione ha altri obiettivi da raggiungere. La cosa importante è stata consegnare al giocatore una storia e permettere a quest’ultimo di scorrerla agilmente per due ore della sua giornata. Nonostante questo, un pizzico di varietà e inventiva nello strutturare le boss fight non avrebbe di certo guastato: queste sono altamente ripetitive, tutt’altro che punitive e decisamente troppo intuitive. Per il resto il gameplay è composto dallo scorrimento a destra e a sinistra tra i diversi scenari, alla ricerca di informazioni che spesso troviamo da brevi conversazioni con gli altri orfani del villaggio, ed è proprio qui che ho trovato un piccolo dettaglio che mi ha piacevolmente stupito: il doppiaggio è espressivo, ben interpretato dagli attori che riescono quasi a dare un'anima a quei pupazzi che, a guardarli, proprio non ce l’hanno. 

Neversong piano

Il nostro Peet potrà contare anche su un semplice, ma efficace, sistema di “miglioramento”. Non si tratta di un level system che “sblocca” abilità o oggetti, ma proprio di un simpatico sistema di acquisizione di oggetti utili allo scopo di affrontare gli ostacoli che si paleseranno proseguendo la storia.

Conclusioni

( Clicca su uno dei voti per leggerne la motivazione )
6.0 Storia/Narrazione
6.0 Gameplay
8.0 Grafica
7.0 Comparto Audio

Storia/Narrazione

Narrata attraverso le pagine di un libro illustrato e le rime di una profonda voce fuoricampo, la storia di Neversong arriva dritta dove deve arrivare. Forse un po’ troppo semplificata, povera di dettagli che mi avrebbero fatto immergere ancora di più nelle spiacevoli sensazioni del giovane protagonista (ma forse è anche meglio così). La narrazione è scorrevole e gradevole, grazie ad un gameplay che di certo non fa da ostacolo. Ma la durata dell’avventura è fin troppo corta e rischia quasi di trasformare questa esperienza in una parentesi troppo piccola per lasciare il segno.

gamepad

Gameplay

Il gameplay è povero, poco curato ma anche abbastanza divertente. Il combattimento serve a riempire aree di gioco che sarebbero state altrimenti troppo morte, mentre le boss fight, ahimè, dovevano essere più significative. Il ritmo del gioco è comunque sempre alto, dato che è impossibile restare bloccati tra un puzzle e l’altro vista la loro semplicità ed immediatezza. Non ci sono molte cose da fare, la produzione non lo richiede e non ho sentito la mancanza di altre meccaniche.

Grafica

Nella prima area di gioco l’aria che si respirava era quasi pesante, opprimente se non addirittura claustrofobica. Lo stile scelto mi ha incuriosito sin dalla prima scena e il titolo ha continuato a rifilarmi le stesse sensazioni ogni volta che scoprivo uno scenario nuovo. Arrivato nel cuore di Red Wind ho scoperto che il gioco non voleva lasciarmi sulle spine tutto il tempo, ma che voleva affascinarmi con i paesaggi disegnati e la scelta di colori che ho assolutamente gradito. Peccano però i modelli dei personaggi, fin troppo anonimi, anche se lo stile “pupazzoso” non mi è dispiaciuto affatto.

Comparto Audio

Non ci sono grandi colonne sonore, né una particolare cura nella gestione dei suoni ambientali, ma il lavoro di Atmos è stato più che sufficiente. Se cercate un comparto audio memorabile non lo troverete di certo qui, ma quello che c’è è più che sufficiente, considerando anche la dimensione del progetto. Particolare che mi è piaciuto su tutti è la qualità del doppiaggio degli NPC che, come ho detto poco più su, riescono quasi a dare un'anima a quei pupazzi anonimi che a vederli proprio non ce l’hanno.

A scanso di equivoci, Neversong è un bel gioco. Mi è piaciuto e sicuramente gli darò spazio per una seconda run. Il titolo non nasconde di voler essere un’esperienza particolare, diversa, ma che nonostante tutto non cattura allo stesso modo tutti i giocatori e rischia di essere incompreso. Dal punto di vista tecnico il progetto non brilla, ma, anche se non vuol fare del gameplay la sua forza, riesce ad intrattenere per tutto il corso dell’avventura. Sicuramente l’aspetto visivo è quello che più degli altri riesce ad elevarsi: nella scelta stilistica non c’è nulla che cambierei, se non fosse per quei personaggi poco memorabili e anche i nemici quasi inguardabili. Neversong è un gioco che non mi sentirei di consigliare spassionatamente a tutti, ma data la longevità fareste bene a dargli una possibilità qualora ve lo ritrovaste sotto mano.

6.8

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