Ashen sentiero spezzato

13 dicembre 2018

Ashen: un piccolo grande souls-like

Souls-like. Il nome di un genere ormai noto a tutti i videogiocatori e che, quasi inevitabilmente, abbiamo sentito il bisogno di provare almeno una volta con mano attraverso una delle sue molteplici forme. Un nome che deriva dalla serie di From Software, autrice di Demon's Souls e dei tre celebri Dark Souls. I “Souls” hanno segnato fortemente il mercato videoludico degli ultimi dieci anni, tanto da diventare un vero e proprio fenomeno da imitare, un'onda anomala da cavalcare. Molte le software houses che si sono cimentate nella creazione di prodotti dello stesso genere, regalando ai videogiocatori sia titoli che faticheranno a cadere nel pozzo del dimenticatoio sia titoli che preferiremmo spingerci dentro.

Quest'ultimo non è assolutamente il caso di Ashen. Se alcuni giochi prendono solo ispirazione dai “Souls”, altri ne sono divenuti veri e propri cloni e, seppur il titolo di Aurora 44, talentuoso studio neozelandese, sia uno di questi, etichettarlo banalmente come “clone” risulterebbe estremamente riduttivo, un aggettivo che sicuramente risulta stargli stretto.


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Tra Luce ed Ombra

Luce e tenebre sono da sempre grandi rivali, e per secoli la luce ha prevalso sull'oscurità. Dopo l'era dell'uomo la luce ha smesso di brillare, quasi scomparsa, lasciando cadere il mondo nelle tenebre con l'ultimo respiro dell’Ashen. Quest’ultimo si spense e il buio vinse. Ma è giunta finalmente l'ora di riaccendere le speranze: l'Ashen risorgerà ancora per dare inizio ad una nuova era di luce. L'umanità ha bisogno di un valoroso eroe che sconfigga le creature dell'ombra e che alimenti la scintilla che serve per dissolvere le tenebre. Entriamo quindi in gioco noi, con le sembianze di quello che tanto ricorda un fantoccio di legno animato da personalizzare a nostro piacimento. Le opzioni non sono molte ma la cosa non è per niente rilevante dato lo stile visivo che il team neozelandese ha adottato per questo titolo.


Ashen è un open world che si ispira fortemente ai “Souls” tanto da appropriarsi del suo animo ed adottarne la fenomenale formula di gameplay che alterna frustrazione e soddisfazione nelle giuste dosi per lasciare il giocatore assuefatto. Seppur molto lontani dallo stile RPG classico che avrebbe potuto arricchirlo di possibilità e approcci differenti, Ashen si avvale comunque di elementi statistici che permettono, in un certo senso, di livellare il proprio alter ego per consentirgli di affrontare nemici sempre più impegnativi. Non abbiamo dunque né una barra dell'esperienza né una classe da scegliere a inizio partita. Tutto quello che siamo è un manichino dotato di due armi, una leggera e una pesante, ed uno scudo, che dovrà trovare equipaggiamenti migliori per diventare più forte.

Un piccolo grande videogioco
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A livello artistico Ashen riesce ad essere estremamente suggestivo, piacevole e soddisfacente. Lo stile grafico è quello cartoonesco, con forme morbide e palette di colori con sfumature sì ridotte all’osso, ma che sicuramente riescono a garantire l’impatto visivo giusto. Il gioco di luci ed ombre caratterizza fortemente ogni paesaggio rendendolo unico. Dalle grigie e rocciose rive di un fiume dove fonderemo la nostra città, alle tormentate e nevose terre di Sindre o le sabbiose lande più a sud, fino ad arrivare alla luminosa porzione di mappa caratterizzate da quello che resta di una cittadella imperiale, il mondo di gioco si arricchisce man mano che progrediamo con le quest principali. Queste, così come le secondarie, godono di una delle strutture più datate e lineari possibili: un semplice pretesto per spingerci oltre e visitare ogni angolo esplorabile.

 

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Il gameplay, sebbene risulti estremamente simile ad altri esponenti del genere, riesce ad avere un sapore originale che porta il lavoro di Aurora 44 a distinguersi con successo da altri, elevandolo a qualcosa di più di un semplice clone di Dark Souls. Barra della vita, stamina e meccaniche lente e metodiche caratterizzano la giocabilità, costringendoci a cercare il giusto equilibrio nel modo di giocare e nelle tempistiche da adottare per uscire incolumi da uno scontro. Non tutte le armi portano alla stessa animazione di attacco e i tempi di preparazione di un fendente variano in base all’arma impugnata. E’ importante inoltre fare i conti con le tempistiche e pattern di attacco della sorprendente varietà di nemici, richiedendo al giocatore di preponderare una strategia di attacco adeguata in base alla quantità e alle caratteristiche degli avversari che ha di fronte. I combattimenti, bisogna ammetterlo, non sono assolutamente paragonabili ai migliori visti finora, ma allo stesso tempo bisogna dar atto al team neozelandese di tutti gli sforzi impiegati nel tentativo di ottenere delle meccaniche tanto ispirate quanto originali.

Per quanto riguarda le similitudini, con Dark Solus potremmo dilungarci a lungo su quanto sia stato ripreso, rimodellato ed infine riproposto in Ashen. I falò, ad esempio, diventano rocce dove riposare, riempire le barre della vita, salvare i progressi e refullare le fiaschette della salute.


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L’economia di gioco passa completamente attraverso i frammenti di luce che vengono accumulati portando a termine un qualsiasi scontro. Frammenti che costituiscono la moneta di scambio necessaria per apportare miglioramenti al nostro equipaggiamento o per la creazione di oggetti che potenziano temporaneamente le nostre statistiche per aiutarci ad affrontare ostacoli più ostici. Qualora una spedizione dovesse concludersi con la nostra dipartita rinasceremo con lo stesso equipaggiamento ed inventario, tuttavia perdendo la moneta di gioco fino all’ultimo frammento. L’unico modo di riavere indietro i nostri beni sarà quindi recarci nel punto stesso in cui abbiamo perso la vita e raccogliere ciò che è andato perduto, a patto però di non morire una seconda volta. In questo caso tutto il bottino andrà inevitabilmente perduto e ci toccherà combattere per mettere da parte un nuovo gruzzoletto da spendere in città.

 

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La città stessa è la rappresentazione visiva dei nostri progressi di gioco. L’idea originale e ben sviluppata in Ashen è quella di strutture che prendono forma man mano che portiamo a termine le varie quest, sia primarie che secondarie. In questo modo gli NPC non realizzeranno solamente strutture nuove di zecca, ma costruiranno per noi tavoli da lavoro per la creazione di nuovi oggetti, armi e rune.


L’esperienza di gioco di Ashen non si conclude con le venti ore (circa) di gioco necessarie per portare a termine tutte le quest. Dal menù principale, dopo aver sconfitto i primi tre boss del gioco, apparirà infatti la voce Children of Sissna, una vera e propria Nuova partita + con un livello di difficoltà più impegnativo e con meno risorse a disposizione del giocatore. Inoltre è bene ricordare che il mondo di gioco offre numerosi dungeons dove avventurarsi per trovare oggetti esclusivi e potenziare il nostro avventuriero.


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Conclusioni

( Clicca su uno dei voti per leggerne la motivazione )
8.0 Storia/Narrazione
8.0 Gameplay
9.0 Grafica
8.5 Comparto Audio
8.0 Multiplayer

Storia/Narrazione

La storia di Ashen viene raccontata attraverso la voce di alcuni personaggi che incontriamo in gioco. Dopo averci introdotti alla lore, Bataran sarà il primo a fornirci tutte le informazioni per portare a termine le quest primarie e per trovare sulla nostra strada altri personaggi che chiederanno il nostro aiuto. Gran parte della narrazione avviene attraverso le nostre gesta e l’esplorazione del mondo di gioco. Indice dei nostri progressi è la realizzazione della città che prende forma man mano che completiamo le missioni. Ashen non richiede una quantità enorme di dialoghi o una mole eccessiva di dettagli. Questo tipo di narrazione sposa perfettamente lo stile “minimalista” che caratterizza il titolo.

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Gameplay

E’ un souls-like, il che significa che nelle meccaniche il titolo ha inevitabilmente preso ispirazione dal gameplay che ha caratterizzato il genere negli ultimi dieci anni. Meccaniche di combattimento, di movimento ed esplorazione sono solide e ben realizzate. Mi piace pensare che il combat system si collochi esattamente a metà strada tra un Dark Souls ed un Lord of the Fallen. La difficoltà di gioco non è affatto proibitiva. Ciò non toglie però che azzardare scontri con avversari palesemente più forti possa essere fonte di frustrazione. Le statistiche del personaggio sono strettamente legate all’equipaggiamento e alle rune che attribuiamo al nostro personaggio e non ad un sistema a livelli classico.

Grafica

Tanto semplice quanto straordinaria. Il colpo d’occhio è assicurato. Ogni paesaggio, ogni creatura, che sia in terra o fluttuante in cielo, fa la sua figura. Le forme sono morbide e i colori sono vivi. Certo, bisogna accettare per buona parte del gioco i toni grigi ma, una volta giunti nell’ultima porzione di territorio esplorabile, ci si rende piacevolmente conto dello straordinario gioco di luci e colori che anima lo sfondo.

Comparto Audio

Anche se “minimale” è la parole che giustifica gran parte del titolo, musiche comprese, Ahsen offre un comparto audio di tutto rispetto. Le tracce che compongono la colonna sonora sono straordinariamente espressive e riescono ad accompagnare le diverse fasi della narrazione e dell’esplorazione in modo quasi ipnotizzante.

Multiplayer

La scelta adottata da Aurora 44 per impostare il multiplayer è di certo una delle note più interessanti di Ashen. Questo, infatti, usa un multiplayer passivo, dove passivo si riferisce all’impossibilità di scegliere chi ci accompagnerà lungo la nostra avventura. Non avremo quindi il “privilegio” di invitare semplicemente un amico alla partita: il nostro compagno ci verrà affidato tramite un sistema “randomico” in base alla nostra posizione sulla mappa e al compito che dobbiamo portare a termine. Nel menù è possibile impostare un filtro che altro non fa se non aumentare le possibilità di essere schierati sul campo di battaglia al fianco di un nostro amico. Badate bene però, il risultato non è garantito. Il personaggio che ci aiuterà nelle nostre avventure, che sia un giocatore o la IA, apparirà sempre sotto le spoglie di un abitante della nostra città.

Ashen è forse il tentativo meglio riuscito nel creare un’esperienza di gioco quasi nostalgica dopo un paio di anni dall’uscita del capitolo definitivo dei Dark Souls. Accettato il fatto che si tratti di un clone della serie di From Software, è quasi impossibile non apprezzare il lavoro del team Aurora 44, piccolo studio indipendente che, a quanto abbiamo potuto constatare con Ashen, ha davanti a sé un futuro luminoso. Nonostante goda di meccaniche che probabilmente non tutti gradiranno, il titolo riesce a ritagliarsi un posto tra i giochi più riusciti in questa categoria, grazie ad un combat system solido, una direzione artistica stupefacente ed un mondo interessante e piacevole, tutto da scoprire. Nonostante si tratti di un titolo non ad alto budget, Ashen è riuscito a catturare l’attenzione del mercato videoludico come se lo fosse. Ci sentiamo di consigliare questo videogioco a tutti, soprattutto a quel pubblico che ha sempre voluto sperimentare l’esperienza Dark Souls o che abbia sempre guardato con interesse a questo stile di gameplay. Ashen è sicuramente un ottimo punto di partenza per avvicinarsi al genere.

8.3

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