Hideo Kojima sfondo bianco

7 novembre 2019

Hideo Kojima: vita e miracoli di un'icona dell'industria videoludica

Manca ormai solo un giorno all’uscita di Death Stranding, probabilmente il titolo più chiacchierato e atteso di questa generazione. Ma perché tanto rumore? Perché proprio per questo gioco? 


È quello di cui voglio parlarvi in quest'articolo. Voglio parlarvi di come Hideo Kojima sia riuscito, tra critiche e venerazioni dei suoi fans, a generare un hype, sin dall’annuncio di inizio dei lavori, che ha un sapore completamente diverso rispetto a qualsiasi altra attesa del mondo videoludico. In questo testo non andremo solo a scavare nella biografia dell’autore giapponese, ma ci soffermeremo anche sulle fortunate strategie di marketing adottate dal buon vecchio Hideo per la sua ultima creatura.

Chi è Hideo?

Hideo Kojima nasce a Tokyo il 24 Agosto 1963 da una famiglia del tutto comune. La sua infanzia è stata caratterizzata da un lutto molto importante: la perdita del padre. Perdita che ha influenzato la sua vita, soprattutto al livello sociale, e che lo ha visto essere protagonista di un'adolescenza difficile e povera di relazioni intime. 


Nonostante la pesante perdita, Hideo non si è lasciato scoraggiare. Capace di guardare avanti, forte della volontà di rincorrere i propri sogni e di vivere, finalmente, la vita che aveva sempre sognato, il giovane Kojima si avvicina sempre di più al mondo dell’arte e alle sue molteplici forme, inconsapevole che un giorno avrebbe dato un enorme contributo ad una di queste, tanto da lasciare un'impronta indelebile nella storia del videogioco. Hideo, infatti, ha scritto diversi romanzi che più volte ha cercato di pubblicare inviandoli a varie redazioni giornalistiche ed editoriali, ma senza successo. Questo non perché i testi non fossero validi, ma per i loro contenuti complessi e la loro considerevole lunghezza: presentava 400 pagine di contenuti anche quando ne erano richieste massimo 100. 


Oggi conosciamo Hideo Kojima anche come un grande appassionato di cinema, arte dalla quale non ha mai preso le distanze durante gli anni ma che, anzi, ha influenzato fortemente tutti i suoi lavori. E’ durante gli studi universitari, però, che Hideo oltre alle sue tante passioni, iniziò ad avvicinarsi ai videogiochi: nel tempo libero amava giocare a Super Mario Bros per il mitico NES. Questa nuova passione non rimase solo un hobby, ma ha forgiato il suo percorso artistico: era quella la strada da percorrere. Anche se il Giappone a quell’epoca era terreno fertile per il nuovo medium di intrattenimento, Kojima ha incontrato non poche difficoltà nel trovare un lavoro nel campo. Nonostante ciò riuscì ad entrare in Konami, dove iniziò a collaborare allo sviluppo per vari videogame per Nintendo Entertainment System.


A metà degli anni ‘80 arrivò finalmente la grande occasione per lanciare la sua carriera, occasione che, per fortuna, colse. La grande opportunità era quella di poter iniziare i lavori per la realizzazione di un grande ed ambizioso progetto. Il videogioco in questione si chiamava Metal Gear. Un gioco nuovo, complesso e rivoluzionario che vedeva lo stealth come meccanica principale. Metal Gear uscì per NES ed MSX e riscosse un grande successo mediatico e di vendite mentre il nome di Hideo Kojima incominciava a riecheggiare nell’industria con prepotenza.

METAL GEAR

Potrei stare qui e scrivere per ore sulla storia di Metal Gear e su tutti i suoi retroscena, ma, per non dilungarmi troppo, citerò solo gli avvenimenti chiave di questo brillante periodo creativo del Game Designer giapponese.


Hideo Kojima si era ormai fatto un nome nell’industria e ricopriva un posto di tutto rispetto all’interno di Konami grazie alla sua collaborazione a vari progetti del colosso nipponico, come Policenauts, Snatcher e il sequel diretto di Metal Gear, Metal Gear 2. Nel 1996, con l’uscita della PlayStation, le novità in ambito videoludico furono strabilianti e la console di Sony presentava un hardware potentissimo che prometteva la possibilità di creare videogiochi che avrebbero rivoluzionato il concetto stesso del videogame. Con questo nuovo hardware era finalmente possibile sviluppare i giochi in tre dimensioni, creando infinite possibilità per i game designer che fino ad allora erano stati vincolati alla bidimensionalità. Neanche a dirlo, la PlayStation conquistò velocemente il mercato e convinse gli sviluppatori a credere nel futuro del marchio. Come questi anche Kojima vedeva un altissimo potenziale in quell'hardware e, poco tempo dopo, annunciò un nuovo capitolo di Metal Gear intitolato “Metal Gear Solid”, che lo consacrò a genio e visionario  del mondo videoludico. 

Metal gear solid logo title

Metal Gear Solid offriva una storia incredibile e dettagliata con molteplici diramazioni, caratterizzate da un comparto tecnico mostruoso capace di tenere attaccato il giocatore allo schermo per ore ed ore. Inutile dire che il titolo venne accolto caldamente da pubblico e critica, e che fu una delle poche volte in cui il nome della mente dietro un videogioco veniva acclamato assieme al gioco stesso. Konami non smise di credere nel progetto Metal Gear Solid e alle incredibili potenzialità dell’universo di Kojima, e per questo decisero presto di affidargli un secondo capitolo, Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, che venne pubblicato su PlayStation 2 nel 2002 riscuotendo anch’esso un successo globale.


Nel 2004 uscì poi Metal Gear Solid 3: Snake Eater, un nuovo capitolo della storia che si collocava cronologicamente prima degli avvenimenti di MGS. Il gioco presentava decine di meccaniche secondarie che arricchivano il titolo come mai prima di allora. Parliamo delle meccaniche survival dove il giocatore poteva avvalersi della caccia agli animali, fare attenzione a serpenti velenosi, trappole e quant’altro per migliorare il suo equipaggiamento e il suo status. Parere personale: questo titolo è uno dei più belli e profondi a cui io abbia mai giocato. Il grande successo era prevedibile e Metal Gear Solid 3: Snake Eater è ancora da molti considerato una delle opere più belle e complete di Hideo Kojima.


Col passare degli anni arrivarono anche nuove tecnologie e nuovi hardware sui quali esplorare nuovi orizzonti, e Kojima restò sempre legato alla saga di Metal Gear, dirigendo, producendo e supervisionando qualsiasi titolo portasse con sé quel nome. Con l’uscita della PSP, la console portatile di Sony, il team di Hideo prese il nome di Kojima Productions, un gruppo proprietario ma interno a Konami che iniziò a sviluppare capitoli della serie Metal Gear,  come Portable Ops e Peace Walker (2010), successore diretto di Metal Gear Solid 3.


Il 2008 fu l’anno di Metal Gear Solid 4: Guns of The Patriots, uscito in esclusiva per PlayStation 3, titolo conclusivo della storia di Solid Snake, protagonista di MGS, MGS2.


In questo capitolo, grazie anche alla potenza della console, troviamo un game design curato in ogni minimo dettaglio accompagnato da una regia che si avvicina allo stile cinematografico mai come prima nella storia del videogioco. Videoludicamente parlando, infatti, venne considerato dalla critica come uno dei prodotti più vicini alla perfezione registica nella storia dell’industria. Il quarto capitolo conclude apparentemente quella che è la saga di Metal Gear, una saga complessa, ricca di storia, colpi di scena e con una caratterizzazione dei personaggi semplicemente perfetta che ha lasciato dentro ogni singolo videogiocatore un senso di attaccamento al prodotto, un legame che al giorno d’oggi è raro trovare.

Metal Gear Solid 5, PT (Silent Hills) ed il divorzio con Konami

Ho deciso di considerare separatamente Metal Gear Solid 5 ed inserirlo in questo paragrafo perché è stato a tutti gli effetti  la ‘causa’ del divorzio di Kojima da Konami, a questo però ci arriveremo tra poco.


Nel 2012 viene presentato un titolo misterioso che prende il nome  di ‘The Phantom Pain’ con un teaser criptico, sotto nome fittizio di casa produttrice ed autore. Dopo varie speculazioni, enigmi e indovinelli, è proprio Kojima a vuotare il sacco e a rivelare che si tratta di un nuovo Metal Gear Solid, e che questa volta la saga si conclude veramente. The Phantom Pain si rivela essere il titolo stesso del gioco, un prequel, la storia di come “nacque” la leggenda di Big Boss. Un capitolo profondo, crudo, che tratta, come in altre sue opere, tematiche importanti.


Nel 2014, nel PlayStation Store, viene rilasciato un teaser demo di un videogioco horror in prima persona, caratterizzato da un'impressionante qualità grafica. L’atmosfera è cupa e riesce a trasmettere, a chi lo gioca, un senso di abbandono e sofferenza a causa dei vari dialoghi e JumpScare. Terminata la demo di P.T. (Playable Trailer) partiva una sequenza realizzata in computer grafica dove venivano svelati protagonista, titolo del gioco e autori. Hideo Kojima e Guillermo del Toro presentano così Silent Hills con protagonista Norman Reedus. 

Silent hills pt norman reedus

Durante lo sviluppo dei due titoli però, cose strane iniziano ad accadere al nostro caro autore. Partiamo dal presupposto che non tutti sono a conoscenza delle abitudini di Kojima, a lui però piace essere in contatto con il suo pubblico e, infatti, è solito pubblicare tweet sul suo profilo rilasciando informazioni sullo stato dei sui progetti. Fu strano, quindi, quando improvvisamente Hideo smise di farlo, non pubblicando più alcun post per mesi e mesi, finché non arrivò una comunicazione ufficiale da parte di Konami: “Hideo Kojima è stato ufficialmente licenziato dall’azienda”. Le voci che circolavano in quel periodo di silenzio furono confermate, lasciando pertanto incredulo il pubblico videoludico.

Metal gear solid 5 the phantom pain cover artwork

1 Settembre 2015

Il quinto capitolo della saga di Metal Gear approda sugli scaffali di tutto il mondo dividendo la critica in due, tra chi ne sottolineava i pregi e chi i difetti. 


Di fatto, l’ultima opera di Kojima era strabiliante a livello tecnico, grafico e di regia ma peccava in alcuni punti della storia; la cosa che lasciò perplessi, più che altro i fan accaniti della saga, fu il finale, il quale dava l’impressione di essere stato campato in aria e buttato lì di fretta, quasi a sembrare che Kojima non fosse riuscito a terminare il gioco a causa delle pressioni continue di Konami, impressioni che vennero confermate poco tempo dopo il lancio del titolo. Tracce di questi disguidi vennero lasciate proprio all’interno del gioco stesso. Ad esempio, quando si va ad esaminare il disco del ‘Making of del gioco’, presente solamente nell’edizione per collezionisti, Metal Gear Solid 5 non doveva finire in quel modo, ma era previsto un terzo capitolo che venne tagliato dalla versione finale. Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il quinto capitolo della saga di Hideo Kojima è un gioco incompleto, fatto uscire da Konami contro la stessa volontà dell’autore, il quale però rimase impotente di fronte ad ogni tipo di decisione dell’azienda. Da quel momento il nome di Konami e quello di Kojima non saranno più visti sulla copertina dello stesso gioco. Questo divorzio, ovviamente, portò ripercussioni anche sui progetti di Silent Hills, dato che sia Norman Reedus che Guillermo del Toro rimasero dalla parte di Kojima, seguendolo nei suoi progetti futuri.

Death Stranding

16 dicembre 2016.

Sony diffonde un video tramite i suoi social e annuncia la stretta collaborazione con Kojima Productions per la realizzazione e l’esclusività su PlayStation 4 del nuovo progetto del team, ora indipendente.

Hideo Kojima andrew house sony

‘I’m back’. Queste le parole pronunciate da Hideo Kojima sul palco dell’E3 2016 quando presentò al mondo intero il teaser del suo nuovo titolo dal nome Death Stranding, un trailer cupo con animali spiaggiati ed un uomo nudo con un neonato in braccio. Solo quando la telecamera ruota attorno a questo personaggio ne viene rivelata l’identità: Norman Reedus era tornato a collaborare con Kojima. Da quel momento tutto il mondo ha iniziato a guardare con attenzione ogni mossa del game designer, tutte le novità della nuova IP ed ogni minimo indizio lasciato sui social. Death Stranding faceva già rumore.


Hideo intanto inizia a viaggiare tra gli studios first party di Sony, in cerca della giusta base tecnica sulla quale costruire il suo immenso progetto. Il viaggio si concluse negli studios di Guerrilla Games, gli autori di Horizon: Zero Dawn e proprietari del Decima Engine, il motore grafico che aveva permesso al team di raggiungere impressionanti traguardi tecnico-grafici per l’open world post apocalittico.


Da quel momento Kojima Production si chiude nei suoi studios e si immerge nei lavori per produrre Death Stranding, e le notizie sul titolo iniziano a scemare sempre di più mettendo alla prova la pazienza del pubblico e degli addetti al settore, impazienti di vedere qualcosa di più, di sapere anche solo un piccolo dettaglio. Solo nel 2018 qualcosa inizia a muoversi: l’autore inizia a dare spiegazioni relativamente dettagliate sul suo prodotto mostrando artworks e trailer con indizi sparsi ovunque, dal linguaggio morse a numeri nascosti che rilevavano qualche informazione in più.


Verso gli inizi di giugno, il canale PlayStation di Twitch avvia uno streaming inaspettato. Quello che appariva nei feed degli utenti era che PlayStation stava giocando a Death Stranding. Quello che si vedeva nel video lasciava perplessi ma allo stesso tempo riusciva ad aumentare l’hype: impronte di mani sporche di catrame che coprivano quelle che sicuramente erano immagini di gioco. Nessuno riusciva a capire quando e come sarebbe stato rilasciato il trailer e cosa sarebbe successo. Intanto il canale continuava a raccogliere attenzione e visualizzazioni, fino a quando, il giorno dopo, le impronte iniziarono a scomparire man mano, rivelando ogni volta qualche scorcio in più sulle immagini che fino a quel momento erano state completamente oscurate.. Questo fattore è molto importante perché Kojima ha sempre affermato che il principale tema di Death Stranding è la ‘connessione’ tra giocatori, cioè la collaborazione degli uni con gli altri perché siamo in una società in cui gli individui tendono a stare da sola, ad isolarsi e vivere in un mondo proprio, ignorando magari l’esterno e chi ha bisogno d'aiuto. Una volta raggiunto quindi un numero spropositato di persone connesse, il trailer viene rilasciato definitivamente, mostrando l’attesissima data d’uscita fissata per l’8 Novembre 2019.


Da quel famoso giorno ad oggi sono state condivise tantissime immagini e video gameplay focalizzate sulle meccaniche di gioco e sulla particolare esperienza offerta dal titolo che decisamente, avrebbe fatto parlare di sé sempre di più man mano che la data di uscita si avvicinava. Oggi, poche ore prima del lancio, tutti i riflettori sono rivolti verso Death Stranding. Le recensioni sono uscite già da diversi giorni confermando le aspettative di un pubblico e di una critica agli opposti, da chi vede in DS un capolavoro, perfetta espressione della creatività di Hideo Kojima e di chi invece banalizza il tutto definendolo un semplice e per nulla divertente “simulatore di portapacchi”.

Death Stranding wide in game engine

La nostra recensione di Death Stranding partirà l’8 Novembre e la troverete sulle pagine di gametales.it non appena sarà spolpato a dovere.

Buon DayOne a tutti.

Note

Gabriele Capraro (aka CNXGABBOtv) - è l'autore di questo articolo dedicato ad Hideo Kojima, del quale è fan sfegatato e stimatore di ogni suo prodotto. Questo articolo è stato proposto dall'autore stesso alla redazione di gametales.it che ha accolto il suo entusiasmo ed il suo impegno. Gabriele si è inoltre preso l'impegno di lavorare sulla recensione di Death Stranding per il nostro blog e si impegnerà a mettere da parte i suoi giudizi personali per consegnare ai nostri lettori una recensione imparziale, precisa e sincera.